Sante Geronimo Caserio: il “fornaio” che divenne leggenda
“la mia patria è il mondo intero”
Nato a Motta Visconti l’otto settembre 1873 (Milano) in una modesta famiglia, Sante Geronimo Caserio è il settimo di otto figli. I genitori, Martina Broglia e Antonio, gli mettono il nome Geronimo in onore al celebre capo Apache
Dopo la morte del padre si trasferisce a Milano ed qui che i primi contatti con l’anarchismo frequentando gli incontri dell’avvocato Pietro Gori; arrestato nel 1892 per aver distribuito volantini anarchici si trasferisce a Vienne in Francia dove trova lavoro come fornaio e anche qui inizia a frequentare un gruppo anarchico conosciuto al café Gard.
Sante prosegue il lavoro fino al 23 giugno 1894 fino a che dopo una lite con il titolare si licenzia e lo stesso giorno si reca in un armeria e con i soldi della liquidazione acquista un coltello di 16 cm; prende il treno direzione Lione sa che alle 21.15 il presidente francese Marie François Sadi Carnot, ha un appuntamento al teatro dell’opera. Intercettato il corteo si fionda sul calesse del presidente e lo pugnala al petto, che morirà poche ore dopo. Subito arrestato Quando gli si chiede il nome risponde forte e chiaro: Geronimo Sante Caserio. Interrogato dal giudice istruttorio rifiuta ogni forma di collaborazione e pentimento, pronunciando durante il processo la celebre frase:«Caserio fa il fornaio, non la spia».
Condannato alla ghigliottina muore il 16 agosto 1894, Malatesta in suo libro riporta una sua celebre frase pronunciata dinanzi il tribunale che lo condannò: « Dunque, se i governi impiegano contro di noi i fucili, le catene, le prigioni, dobbiamo noi anarchici che difendiamo la nostra vita, restare chiusi in casa?No. Al contrario noi rispondiamo ai governi con la dinamite, la bomba, lo stile, il pugnale. In una parola dobbiamo fare il nostro possibile per distruggere la borghesia e i governi. Voi che siete i rappresentati della società borghese, se volete la mia testa prendetela ».