Sacco e Vanzetti. Due innocenti condannati a morte solo perché anarchici e italiani
Sacco e Vanzetti si ritenevano vittime del pregiudizio sociale e politico. Vanzetti, in particolare, ebbe a dire rivolgendosi per l’ultima volta al giudice Thayer:
«Io non augurerei a un cane o a un serpente, alla più bassa e disgraziata creatura della Terra, io non augurerei a nessuna di queste ciò che io ho dovuto soffrire per cose di cui io non sono colpevole. Ma la mia convinzione è che ho sofferto per cose di cui io sono colpevole. Io sto soffrendo perché io sono un radicale, e davvero io sono un radicale; io ho sofferto perché ero un Italiano, e davvero io sono un Italiano […]» (dal discorso di Vanzetti del 9 aprile 1927, a Dedham, Massachusetts).
Il 9 Aprile del 1927 Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti furono Condannati a Morte dal tribunale di Thayer – Boston – per omicidio. Il 23 agosto 1927, alle ore 0,19 veniva giustiziato sulla sedia elettrica il primo dei due, mentre alle 0,26 toccava al secondo subire lo stesso destino. Ma la storia di Sacco e Vanzetti, i due emigrati italiani accusati negli Stati Uniti di aver preso parte ad una rapina uccidendo un cassiere e una guardia nonostante le prove evidenti della loro innocenza, non si chiudeva con la loro esecuzione
All’inizio Sacco e Vanzetti furono difesi dalla comunità italiana (un ruolo importante lo ebbe, oltre al citato Comitato di Difesa, anche il giornale anarchico «L’Adunata dei Refrattari»), una delle più sfruttate e oppresse in quel periodo negli USA, poi soprattutto dai marxisti e dal movimento anarchico internazionale: «Le Libertaire», fu il primo giornale francese a parlarne, a cui presto si aggiungerà Soccorso rosso internazionale e Internazionale comunista. Tutti insieme riuscirono a smuovere le coscienze di molti intellettuali, addirittura l’ateo anarchico francese Louis Lecoin non esitò a richiedere al papa di intervenire.
I comunisti americani fecero sentire la propria voce di protesta solo nel 1927 con l’intenzione di trarne un vantaggio politico. In molti paesi del mondo sorsero comitati in difesa di Sacco e Vanzetti e ovunque ci furono manifestazioni. A molte ambasciate americane furono inviati pacchi bomba come segno estremo di protesta, ma fu tutto inutile. Secondo recenti “scoperte”, parrebbe che anche Mussolini si sia mosso in difesa dei due anarchici italiani.
Quando il verdetto di morte fu reso noto, si tenne una manifestazione davanti al palazzo del governo, a Boston. La manifestazione durò ben dieci giorni, fino alla data dell’esecuzione sulla sedia elettrica: Charlestown, 23 agosto 1927. Il corteo attraversò il fiume e le strade sterrate fino alla prigione di Charlestown. La polizia e la guardia nazionale li attendevano dinanzi al carcere e sopra le sue mura vi erano mitragliatrici puntate verso i manifestanti.
Dopo la morte dei due anarchici, due catafalchi furono eretti nella camera ardente. Kenneth Whistler vi si recò e spiegò sui catafalchi un enorme striscione, sul quale era scritta una frase pronunciata dal giudice Thayer, rivolta a un amico, pochi giorni dopo aver pronunciato la sentenza: «Hai visto che cosa ho fatto a quei due bastardi anarchici, l’altro giorno?».
La loro esecuzione innescò rivolte popolari anche a Londra, Parigi e in diverse città della Germania.
Dopo la morte dei due anarchici, il Comitato continuò nella sua opera, questa volta in difesa della memoria di Sacco e Vanzetti: Elizabeth Glendower Evans, Mary Donovan, e Elizabeth Gurley Flynn furono alcune delle figure più importanti nella creazione del Sacco e Vanzetti Memorial.
In America, dopo la morte dei due anarchici, numerosi attentati si susseguirono come gesto di vendetta rispetto all’esecuzione. Uno dei più clamorosi fu quello del 1928, quando una bomba devastò l’abitazione del giudice Webster Thayer, responsabile della condanna di Sacco e Vanzetti. La deflagrazione non colpì l’obiettivo, perché il giudice era assente, ma ferì la moglie e una domestica di Thayer.
Il 23 agosto 1977, esattamente 50 anni dopo, il governatore del Massachusetts Michael Dukakis emanò un proclama che assolveva i due uomini dal crimine, dicendo:
«Io dichiaro che ogni stigma ed ogni onta vengano per sempre cancellati dai nomi di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti».