Rende : L’Ospedale e la proprietà privata( del pensiero)
Siamo sinceramente lieti e forse anche un po’ meravigliati che a Rende si torni a fare politica; in particolar modo si ritorni a parlare di grandi tematiche, come ad esempio la necessità di un Ospedale Pubblico, inserito in una progettualità più ampia, che comprenda una diretta connessione con l’Università e quindi la nascita di un ramo di ricerca e specializzazione.
Costruire una comunità unita e solidale
Poco importa, effettivamente, se qualcuno ne rivendica morbosamente la paternità, faccia pure, sarà un’altra nota da inserire nelle cose fatte(se lo faranno); l’importante è che si ritorni a dibattere nel nome e nell’interesse della comunità e dei cittadini rendesi. Perché oggi più che mai, considerata la drammatica situazione in cui ci ritroviamo e i conseguenti mutamenti sociali che ne verranno è necessario ridefinire i termini delle relazioni fra individui all’interno della società e gli obiettivi che questa vuole perseguire. La realizzazione di una comunità sociale unita ma soprattutto solidale è fondamentale affinché si possa finalmente realizzare un percorso costruttivo nell’interesse della città, e nello stesso tempo isolare ogni forma di contaminazione violenta e facilmente corruttibile.
Secondo Daniel Brudney ad esempio, esiste una netta differenziazione fra comunità sociali correlate per “intersezioni”o in altri casi per “interconnessioni”. Nel primo caso i soggetti perseguono certo gli obiettivi condivisi assieme, senza però necessariamente condividerne lo scopo, ma per mero interesse convenzionale o per lustro personale; un buon esempio è offerto dalla classica visione del mercato secondo cui l’egoistica realizzazione economica individuale porterà ad un sovraordinato accrescimento del benessere collettivo. Prospettiva chiaramente fallimentare data la condizione socio-economica in cui versa la società attuale. Nella seconda opzione invece gli obiettivi interconnessi dei membri della società richiedono il consapevole contributo collettivo per il loro raggiungimento in un modo tale per cui ogni singolo li assuma come massima o come fine della loro azione.
In altre parole in questa visione i soggetti non agiscono semplicemente “l’uno con l’altro” ma “l’uno per l’altro” poiché con la loro attività vogliono contribuire direttamente e intenzionalmente al raggiungimento degli obiettivi condivisi da tutti. Secondo l’autore dunque solo una comunità sociale che condivide nella volontà e nell’intenzione il perseguimento degli obiettivi condivisi, potrà aspirare alla massima realizzazione di ognuno dei membri che la compongono.
Il controsenso della proprietà privata del pensiero
In ultimo ma non per importanza, vorremmo ricordare che da autentici socialisti quali siamo, non consideriamo alcuna forma che implichi la privatizzazione della proprietà sia pure quella del pensiero, specie perche è quella da considerarsi più libera e svincolata da ogni forma di privatizzazione o peggio ancora, di morbosa rivendicazione autoritaria del pensiero unico, che sinceramente, poco ha a che fare con lo spirito e la tradizione dell’autentico socialismo.
“Spesso è questione di parole diversamente interpretate che oscurano e nascondono una fondamentale identità di aspirazioni; qualche volta si tratta solo di teorie, di ipotesi, con cui ciascuno spiega e giustifica diversamente conclusioni pratiche identiche.”