Rende, l’Opera di Jorit e il riscatto sociale e civile nello sport
“Jorit, nato a Napoli nel 1990, è un’artista specializzato in arte urbana su cui hanno scritto le più grandi testate giornalistiche internazionali: The Guardian, BBC, Middle East Eye, TeleSur, Euronews, è stato riconosciuto da critici internazionali come Achille Bonito Oliva e la sua attività artistica è divenuta materia di studi e trattati universitari. Jorit affianca a un profondo realismo e a una grande padronanza tecnica del mezzo pittorico forti messaggi di natura sociale. Le sue Opere sono molteplici e site in tutte il Mondo: Palestina, Cina, Stati Uniti, Russia, Sud America e molti altri. Così l’artista è descritto nella sua pagina web personale”. Così recita la biografia dell’artista in questione sul suo sito web personale.
La sua ultima opera è stata compiuta in Rende durante la storica kermesse denominata Settembre rendese, sulla facciata esterna del Palazzetto dello Sport, nel quartiere Villaggio Europa, nato periferico per poi essere inserito nel contesto urbano centrale, ma che, come quasi ogni quartiere popolare, presenta ancora alcune precarietà. Jorit è riuscito ad unire riscatto sociale e sport in un colpo solo grazie all’opera conclusa oggi.
Il murales, rappresenta i velocisti Tommie Smith e Juan Carlos, rispettivamente primo e terzo posto nella finale dei 200 metri svoltasi a Città del Messico nel 68′ che alzano il pugno indossando un guanto nero come gesto di protesta e di lotta per i diritti civili degli afroamericani. La foto, scattata da John Dominis, risultò essere una delle immagini più emblematiche della lotta per i diritti civili di tutto il mondo afroamericano durante il Novecento.
I due scelsero diversi accorgimenti simbolici per partecipare alla premiazione: andarono scalzi e con delle calze nere, per simboleggiare la povertà in cui si ritrovava la maggior parte della comunità afroamericana; Smith indossò una sciarpa nera, mentre Carlos si sbottonò la tuta per dimostrare solidarietà ai lavoratori americani; al collo portava invece una collana di perle, per simboleggiare le pietre usate nei linciaggi degli afroamericani.
Il CIO, comitato internazionale olimpico, chiese l’esclusione dei velocisti, accusandoli di aver utilizzato la manifestazione sportiva per scopi prettamente politici. Al loro ritorno negli states furono aspramente criticati e minacciati da una certa opinione pubblica, che però non riuscì a fermare il riconoscimento sociale di eroi ai due velocisti da parte della comunità afroamericana.
Un’opera di tale caratura, specie nel periodo che stiamo vivendo e dopo l’infuocarsi delle proteste negli Stati Uniti da parte dei BLM, deve essere riconosciuta e apprezzata per il messaggio che cela dietro una semplice immagine, un’opera che, potremmo dire, non ha prezzo!