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Perché il PD a Rende non esiste?

E’ strana la politica italiana, dopo le elezioni del 4 Marzo molti analisti davano il Partito Democratico prossimo all’estinzione, stritolato dai nuovi protagonisti della politica italiana: la Lega sovranista di Matteo Salvini e il Movimento 5 Stelle anti-estblishment di Luigi Di Maio.
Circa un anno dopo, grazie al buon risultato conseguito alle elezioni Europee dal PD targato Zingaretti e la crisi del governo gialloverde culminata con la sfiducia a Conte da parte di Salvini, troviamo un Partito Democratico tornare al centro dello scenario politico nazionale, l’unica forza politica in grado di contrastare l’ascesa nazional-populista del Leader della Lega.
Il PD, nonostante tutti i suoi difetti e le lotte intestine, rappresenta l’unica vera alternativa credibile alle destre sovraniste, capace di proporre un’offerta politica di chiara impronta riformista, progressista e marcatamente europeista.
La ripresa del Partito a livello nazionale, tuttavia, non sta avendo ripercussioni significative sul piano locale e tornando alle nostre latitudine, sembra paradossale come a Rende, per decenni culla del riformismo “realizzato” calabrese e meridionale, il Partito Democratico sia scomparso dai radar della politica locale.
Dopo le dimissioni dell’ultimo segretario di circolo Francesco Adamo, il partito è stato commissariato dagli organi regionali e provinciali, i quali hanno deciso di non presentare il simbolo, lasciando gli iscritti e i dirigenti liberi di collocarsi e determinarsi.
La maggior parte del circolo ha deciso di appoggiare il candidato a sindaco dei riformisti Sandro Principe, il gruppo di Idee in Circolo ha sostenuto Massimiliano De Rose, mentre la minoranza legata al duo Mario Oliverio/Nicola Adamo ha deciso di sostenere, come già accaduto nella precedente tornata amministrativa, il Sindaco uscente e in seguito riconfermato Marcello Manna, sostenuto tra l’altro da esponenti della Lega, di Fratelli d’Italia e di Forza Italia.
Oggi il circolo locale è in uno stato comatoso, ridotto a poco più di 150 tesserati, senza una sede, senza un segretario e un direttivo che diano una linea o quantomeno un indirizzo politico ai pochi iscritti rimasti.
Eppure a Rende c’è un ampio elettorato di chiara impronta riformista e progressista, non iscritto al PD a causa delle posizioni politiche scellerate assunte negli ultimi anni dai vertici provinciali e regionali; un humus fertile per rifondare un partito in grado di rappresentare un argine al populismo dilagante e allo stesso tempo il perno per la ricostituzione di uno spazio politico riformista in Città, che all’idea di una società chiusa e impregnata dalla paura per il diverso, proponga una società aperta che favorisca il merito, le capacità, le idee innovative e allo stesso tempo tuteli gli ultimi e i più bisognosi.
Possibile che in vista delle elezioni regionali, il commissario regionale del PD Graziano, il responsabile nazionale degli Enti locali Oddati e lo stesso Segretario nazionale Zingaretti chiudano gli occhi davanti alla possibilità concreta di rifondare il partito in uno dei centri più importanti della Calabria, sede di una prestigiosa Università e dell’Area industriale più grande della Regione???
Vista l’acceso dibattito che si è aperto sui social e sulla stampa locale nelle ultime settimane, con gli interventi di molti iscritti, militanti ed ex appartenenti al circolo, desiderosi di rianimare l’attività politica del Partito Democratico in Città, non sarebbe il caso di convocare nel più breve tempo possibile un’assemblea aperta a tutti quelli che si riconoscono nei valori e nei principi democratici che dovrebbero essere alla base dell’attività politica del PD?

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