Partiti politici e costume democratico
Un continuo inesorabile declino
I partiti sono diventati, dopo un difficile percorso, i principali attori del governo rappresentativo. Non è stato facile per loro raggiungere questo traguardo; una volta affermatisi, tuttavia, hanno visto sfumare il loro prestigio e la loro credibilità, hanno perso contatto con la società civile; nell’ultimo quarto di secolo sono stati colpiti da una grave “crisi di fiducia”. Il processo di logoramento del rapporto simbiotico tra partiti e società, che aveva permesso ai primi di conquistare lo scettro del potere politico, dopo uno sviluppo perfino portentoso negli anni cinquanta e sessanta del ‘900, ha un andamento declinante nell’ultimo trentennio.
Per far fronte alla ritirata dal territorio e all’indebolirsi del rapporto privilegiato con la società, i partiti si rivolgono allo stato, attraverso il finanziamento pubblico, la colonizzazione della pubblica amministrazione, il patronage e il clientelismo. Non incarnano più quegli ideali di passione e di dedizione, di impegno che aveva portato milioni di persone a credere in loro. Appare evidente l’esigenza e l’urgenza di recuperare l’autonomia della politica nei confronti dell’economia e dei grossi interessi economici.
Una sconfitta culturale
Il declino del partito di massa è il simbolo di una sconfitta culturale soprattutto del movimento operaio e in generale della classe lavoratrice, che non è stata più capace di esprimere un soggetto politico autonomo all’interno di una società più complessa e stratificata. Solo una politica riformata che si fondi su risorse autonome, attraverso una rappresentanza organizzata e temibile delle masse soprattutto di quelle che stanno pagando maggiormente l’attuale crisi economica, potrà rivitalizzare la struttura dei partiti e i sistemi politici occidentali e fermare il declino post-democratico in corso, ove un’apparente architettura costituzionale e democratica fa da corollario al dominio incontrastato e agli interessi delle lobby finanziarie e tecniche non legittimate democraticamente e dove la crescita delle spese elettorali porta verso una sorta di regime elettivo plutocratico e mediatico, per cui il ceto politico è tendenzialmente costituito da ricchi, ma soprattutto è dominato dagli interessi dei grandi capitali e dalla politica economica neoliberista. Come si vede dall’enfasi sulla diminuzione del debito pubblico e della spesa per il welfare, la c.d austerity, diventate leggi dogmatiche e considerati uniche via di uscita dalla crisi economica.
Il problema è la democrazia interna
Tuttavia, a parere di chi scrive, i partiti se non sono organizzati democraticamente al loro interno, non sono in grado di trasmettere indirizzi democratici nella vita politica dello Stato, diventano uno strumento per lobby economiche e finanziarie, ristretti gruppi di pressione assolutamente non rappresentativi delle massa dei cittadini. E’ evidente ed auspicabile la necessità di un intervento legislativo regolativo della disciplina sui partiti politici che garantisca la democraticità all’interno dei partiti. Potrebbe essere opportuno un intervento di democratizzazione (interna ed esterna) vincolante per il partito.
Il problema della democrazia interna dei partiti può essere risolto solo in parte attraverso le leggi poiché legato anche a fattori come il costume democratico, utilizzando le parole di Norberto Bobbio :“E’ assurdo sperare che una Costituzione duri nel tempo se non è sostenuta dalla convinzione della sua reale conformità alle esigenze di libertà e di giustizia che in un determinato momento della sua storia un popolo ha maturato ed espresso, da quella convinzione da cui nasce un costume. Istituzioni democratiche e costume democratico si sorreggono a vicenda: il costume ha bisogno delle istituzioni per nascere, le istituzioni hanno bisogno del costume per durare”. In assenza di un qualsiasi efficace intervento legislativo, i partiti hanno contratto pessime abitudini; essi chiedono molto dallo Stato e dalla società, ma danno poco in cambio, mortificando di continuo le istituzioni del Paese.