Non sono razzista ma.. “Noi” e gli “Altri”
di Francesco Plastina
“Noi” e gli “Altri”, una sottile linea di separazione dalle accezioni non necessariamente negative, fondamentale chiave di lettura per comprendere ogni forma di “esclusione” succedutasi nel tempo. Un dualismo questo, che nel momento in cui passa dal piano culturale a quello biologico, naturale, da vita a quel meccanismo di rappresentazione che chiamiamo razzismo.
Ma qual è la definizione di razzismo?
Per rispondere a questa domanda, è quanto mai necessario, tenendo in considerazione l’evoluzione storica del fenomeno, scindere il termine da ogni forma di discriminazione e categorizzazione che spesso viene accomunata al razzismo. In questo senso, utile è iniziare a distinguere la differenza tra razzismo ed etnocentrismo. Quest’ultimo, considerato un atteggiamento antico, fu introdotto nel dibattito antropologico dal sociologo americano William Graham Sumner, che nel 1906 ne coniò la definizione cosi scrivendo: “etnocentrismo è il termine tecnico che designa una concezione per la quale il proprio gruppo è considerato il centro di ogni cosa, e tutti gli altri sono classificati e valutati in rapporto ad essi”. L’etnocentrismo quindi, altro non è che l’attribuzione di un valore negativo a tutto ciò che non è familiare alla nostra cultura, partendo da una classificazione in rapporto ad essa e che termina con il ripudio di tutte quelle forme non accomunabili alla nostra società. Distinguere poi le differenze tra xenofobia e razzismo è il passo successivo per poter dare una definizione il più possibile corretta di quest’ultimo. Con xenofobia si vuole intendere un sentimento di ostilità nei confronti di tutto ciò che è considerato straniero. Differentemente dall’etnocentrismo, esso si manifesta attraverso atteggiamenti di rifiuto nei confronti dell’Altro, considerato una minaccia, un nemico che suscita paura, come quella di essere “invasi”, estraniati dalla propria cultura o contaminati sul piano culturale o biologico da quelle altrui e che inevitabilmente sfocia nell’odio nei confronti del diverso.
La definizione di razzismo che daremo parte quindi dall’analisi di questi due fenomeni ad esso strettamente collegati, fondamenta sulle quali costruire l’idea di razzismo, che andremo quindi a collocare “al centro” tra etnocentrismo e xenofobia (in quanto in esso sono racchiusi aspetti negativi e positive sia dell’uno che dell’altro), e che potremmo cosi riassumere: “la creazione, da parte del gruppo dominante, di una differenza permanente e generalizzata tra Noi e Loro, dovuta al fatto di appartenere a gruppi presunti diversi per fattori biologici, di discendenza, storia o tradizioni, che crea una differenza morale (per cui Noi siamo meglio di Loro) e che giustifica e legittima l’uso di un potere straordinario ed eccessivo nei confronti dei membri dell’altro gruppo”.