Nel silenzio delle abbazie i monaci si dedicarono alla ricerca delle erbe e delle loro virtù terapeutiche
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Nel silenzio delle abbazie i monaci si dedicarono alla ricerca delle erbe e delle loro virtù terapeutiche

Il Giardino dei Semplici

È nell’Orto dei semplici, che venivano coltivate le piante medicinali che i monaci anticamente utilizzavano per preparare rimedi e medicamenti per la cura delle malattie. È grazie alle spezierie e alla “farmacie monastiche” che si ebbe un importante contributo allo studio ed alla preparazione di medicamenti, soprattutto a base di erbe officinali. Tra le decine di piante medicinali, tramandate dalle antiche tradizioni, e che ancora oggi posseggono un’attività terapeutica riconosciuta, si ricorda l’aglio, il cardo mariano, la maggiorana, il timo, la salvia, l’ortica, la melissa, la menta, il prezzemolo, il rosmarino, la calendola. Particolare è il caso di rosmarino, menta, melissa, maggiorana, timo, salvia e anche dell’origano, tutte piante appartenenti la famiglia delle Labiate, e che hanno in comune una capacità antiossidante. L’aglio è ottimo per curare infezioni, rinforza il sistema immunitario ed è efficace per la cura di raffreddore e malanni di stagione. Nella medicina popolare veniva utilizzato come ricostituente, antiparassitario e, nell’antico Egitto, veniva dato agli schiavi che costruivano le piramidi per aumentare forza e resistenza. In Grecia, durante i giochi olimpici, l’aglio veniva somministrato agli atleti per migliorare le prestazioni, funzionando come stimolante e rinvigorente. Il cardo mariano contiene un importante principio attivo, la silimarina che possiede un’attività antiepatotossica stimolando la rigenerazione delle cellule del fegato. Si preparano le foglie in infuso, decotto. La maggiorana può essere utilizzata nelle ansie, nelle insonnie nella ipertensione, nelle coliti ed enterocoliti, nelle malattie da raffreddamento; la maggiorana, che ha anche capacità antivirale, può essere utilizzata in decotto ed infuso.

Il timo è una pianta officinale ed aromatica, che presenta al proprio interno un olio essenziale e sostanze benefiche grazie alle quali al timo vengono attribuite proprietà balsamiche, anticatarrali ed antisettiche. La salvia, invece, oltre ad essere antibatterica, è diuretica ed ipoglicemizzante, ed è utilizzata nelle patologie dell’apparato respiratorie. La salvia può anche essere usata esternamente, soprattutto nelle affezioni del cavo orale, nelle gengiviti, nelle paradontopatie e nelle carie; in tutti questi casi si effettuano degli sciacqui con il filtrato di decotto o del suo infuso. Diuretica, antinfiammatoria, antibatterica e antivirale, sono invece le virtù della calendola. Nell’uso esterno è antinfiammatoria, antisettica e cicatrizzante di piaghe, ulcere e ferite. Si adoperano i fiori in infuso, decotto, pomata.

Infine l’ortica ha proprietà vasocostrittrice (contrae i vasi sanguigni) ed emostatica (ferma le emorragie), quindi è impiegata specialmente nei casi di emorragie nasali e uterine. Ha inoltre azione depurativa, diuretica e alcalinizzante: è indicata in caso di gotta, affezioni reumatiche, di artrite, di calcoli renali, di renella e iperglicemia e cistite; e in generale, quando occorre produrre un’azione disintossicante.

 

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