Cultura e Società

Michele Angiolillo: Storia di un vero giustiziere

 

Michele Angiolillo Lombardi, comunemente noto come Michele Angiolillo , nacque a Foggia il 5 giugno 1871 da una famiglia numerosa e di modeste condizioni economiche. Nonostante le difficoltà economiche riuscì a frequentare un Istituto tecnico; da giovanissimo si iscrive al “Partito Repubblicano Intransigente”, assumendone, a poco più che vent’anni, la segreteria politica del circolo cittadino “Aurelio Saffi”.

A Foggia lavorò presso una tipografia, dove, durante le elezioni del 1895, scrisse, stampò e diffuse un manifesto di propaganda per la candidatura del socialista Nicola Barbato; il “manifesto” conteneva una dura reprimenda contro il governo Crispi che aveva recentemente approvato leggi speciali contro gli anarchici (domicilio coatto, scioglimento di tutte le associazioni anarchiche, socialiste ed operaie). Le leggi severissime dell’epoca lo accusarono di «eccitamento all’odio fra le classi sociali», venne arrestato e poi rilasciato in libertà provvisoria. Condannato a scontare più di due anni di carcere fuggi dapprima in Francia, poi Barcellona e infine a Londra.

Nel giugno 1896 a Barcellona fu lanciata una bomba carta contro l processione del Corpus Domini. L’attentato fu di certo una provocazione voluta dai clericali per favorire la repressione di anarchici, socialisti e repubblicani; a seguito dell’avvenuto furono incarcerati nella fortezza Montjuich  quattrocento rivoluzionari. Molti morirono per le torture subite e, degli ottantasette portati in tribunale, otto furono condannati a morte e altri nove al lunghi periodi di detenzione. Gli altri sessantuno imputati sebbene assolti dalle accuse, vennero egualmente deportati su ordine del governo Canovas nella colonia africana del Rio de Oro.

L’8 agosto 1897 l’anarchico Angiollino giunto da Londra con determinato intento di vendicare gli orrori di Montjuich, attenta nella stazione termale di Sant’Aguida alla vita del presidente del consiglio spagnola A.Canovas giustiziandolo. L’attentatore sarà garrottato ( strangolato con un filo di ferro) il 19 agosto dello stesso anno.

Nel corso del processo celebre la sua arringa di difesa: «Per la carneficina fatta, la mia vittima era da solo più che cento tigri, più che mille rettili. Essa personificava, in ciò che hanno di più ripugnante, la ferocia religiosa, la crudeltà militare, l’implacabilità della magistratura, la tirannia del potere e la cupidità delle classi possidenti. Io ne ho sbarazzato la Spagna, l’Europa, il mondo intero. Ecco perché non sono un assassino, ma un giustiziere!».

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