Cultura e Società

La dottrina del Razzismo

Lo sviluppo dell’intolleranza, dalla xenofobia al razzismo

Il termine razzismo descrive una falsa concezione che si ha degli esseri umani, essa si fonda sul presupposto che esistano razze diverse della specie umana e che alcune di esse siano superiori ad altre. Questa distinzione si basa su presunti caratteri biologici propri a priori agli uomini: dal colore della pelle si riesce a stimare il “valore” di un essere umano in relazione ad un altro.  Un’idea più che folle, che trova genesi in tempi quanto mai recenti.

Troviamo molto spesso di fianco alla voce razzismo la parola xenofobia, tuttavia quest’ultima presenti un significato diverso dalla prima. Xenofobia, composto di xeno, “straniero” e fobia, “paura”; letteralmente: paura dello straniero.

Durante l’età antica le ragioni che spiegano le discriminazioni e le differenze tra gli uomini sono perlopiù di carattere culturale, religioso e territoriale; basti pensare ad aggettivi come barbaro che presso i greci era utilizzato per indicare coloro che non sapevano parlare. Un altro esempio di come lo straniero era considerato inferiore nella civiltà antica può essere ricercato nella modalità di voto delle Polis greche. La città-stato è considerata tutt’ora culla della democrazia, ma il diritto di voto era esercitato solo da una parte della popolazione del tessuto cittadino, schiavi, donne e stranieri non potevano esprimere pareri nell’ecclesia; qui troviamo altre due dimensioni discriminatorie, una di genere ed una economica.

Con l’avvento del Cristianesimo e l’inasprimento delle ostilità tra corpus dottrinali si esplica una nuova matrice da cui prendono forma diverse fratture sociali: la religione. Inizialmente i conflitti tra politeismo e monoteismo, poi le lotte sempre più cruente per l’affermazione dell’unico Dio, espressione di tre forme di interpretazione del sacro: Cristianesimo, Islamismo ed Ebraismo (la storia ci insegna che la prima fu la più grande fonte di violenza nell’antichità).

Sembra che con l’andare avanti del tempo la distinzione tra uomini viene legittimata da un numero sempre crescente di fattori, ma ancora quello su base biologica non viene considerato. Bisognerà aspettare il 1492, data della cacciata dell’ultimo baluardo arabo in Spagna da parte dei re cattolici: Ferdinando D’Aragona e Isabella di Castiglia; con cui sancirono la fine della c.d. Reconquista della penisola Iberica.

Per scopi meramente politici, i re spagnoli iniziarono una persecuzione etnico-religiosa verso le minoranze rimaste nella regione dell’Andalusia, vennero utilizzati nomi come marranos e moriscos per indicare rispettivamente ebrei e musulmani convertiti al Cristianesimo. Sommando questo avvenimento all’odio scaturito dagli anni di guerra spesi per unificare la Spagna sotto il nome di Dio, iniziò a manifestarsi una preoccupazione diffusa sulla purezza del sangue, la limpieza de sangre, essa garantita all’individuo soltanto in assenza di antenati musulmani ed ebrei.

È però nell’800, periodo contraddistinto dalla concezione romantica, nonché da un diffuso spirito nazionalista, che si afferma la prima e vera forma di razzismo “scientifico”. Autori come Gobineau e Houston Stewart Chamberlain, diedero manforte a creare postulati per una nuova disciplina emergente, l’eugenetica, prima diffusa in paesi anglosassoni e poi nella Germania nazista. Tale disciplina, derivante da dottrine evoluzionistiche e darwiniste, si prefigge di favorire e sviluppare le qualità innate di una razza, giovandosi delle leggi dell’ereditarietà genetica. La destra estrema nazionalista giovò di questo fatto ed utilizzò nei modi più spregevoli l’idea di razza pura, dalla propaganda alla eliminazione diretta di oppositori politici, noto a tutti lo sterminio ebreo denominato Olocausto.

 

Dopo questo breve ripasso di storia direi di posare lo sguardo su ciò che succede oggi, nell’era della globalizzazione. Nelle varie establishment di governo e nelle rispettive società civili emergono in maniera sempre più dirompente sentimenti di odio verso chi risulta “diverso”.

Nel caso specifico italiano una nuova e quanto mai eccentrica figura politica sembra rispolverare lezioni di eugenetica applicata alla propaganda, mentre utilizza locuzioni come: prima gli italianise gli italiani avessero… ecc. ecc. Parlo proprio di lui, il sedicente Statista Matteo Salvini, che con la sua retorica continua ad insanguinare gli occhi degli ignoranti e accende sentimenti di odio nella testa delle persone.

Non solo retorica purtroppo ma provvedimenti veri e propri, infatti col dl sicurezza la situazione in Italia sembra aggravarsi ogni giorno che passa, una legge che nelle righe nasconde una declinazione fortemente razzista. Il testo prevede una serie di norme che di fatto spaccano in due il sistema dell’accoglienza e dell’integrazione: prolungamento dei tempi di trattenimento nei centri di rimpatrio, abolizione della protezione umanitaria, impossibilità per i richiedenti asilo, tranne che per minori e donne, di essere accolti negli sprar e molto altro fanno parte del contenuto del decreto.

Altra personalità politica discutibile, Jair Bolsonaro, attuale Presidente Federale del Brasile ha una forte connotazione razzista e sessista nel suo operato. In campagna elettorale il presidente carioca aveva annunciato di voler sfruttare le riserve territoriali destinate agli indigeni (circa il 15 cento di tutto il territorio brasiliano in cui è vietato lo sfruttamento minerario ed agricolo). Con un ordine esecutivo, Bolsonaro ha tolto la gestione dei loro territori alle popolazioni indigene affidandola alla ministra dell’Ambiente, Tereza Cristina Dias, che rappresenta le lobby dei proprietari agricoli.

In sostanza il clima di tensione sembra crescere di ora in ora, si profila anche tra i più giovani quel sentimento filo-nazional/razzista, che di fatti, rimane soltanto un sentimento conseguente la percezione distorta delle persone che seguono due o tre babbuini bravi a fare campagna elettorale anche in piena stagione governativa.

L’unica soluzione al problema è iniziare a implementare processi atti all’educazione verso la tolleranza, tramite una presa di coscienza da parte delle classi dirigenziali e del mondo accademico; l’unica arma di rivalsa potrà solo e soltanto essere una: la cultura.

“Fino a quando il colore della pelle sarà più importante del colore degli occhi ci sarà sempre la guerra.”

Bob Marley

 

                                                                                                                                                                         

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