La destra europea e il neonazionalismo fascista
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La destra europea e il neonazionalismo fascista

Il panorama della destra europea(e non solo) sta progressivamente sviluppandosi dentro una lunga scia di incalzanti fenomeni xenofobi e populisti, che si rifanno in maniera celata e non, a principi e valori dei fascismi storici

Il Neofascismo è una realtà teorica popolata, come nel caso dei loro predecessori, da simbolismi mitologici che tendono a prevalere come fattore unificante e aggregante rispetto alle diverse posizioni e analisi politiche interne allo stesso universo fascista. I rifermenti teorici fondativi del neofascismo europeo traggono ispirazione principalmente  dalle elaborazioni di  Alain De Benoist e della Nouvelle Droite, ma anche dagli scritti di Julius Evola. Lo scenario è quello della progressiva messa in crisi  di consolidati principi come l’eguaglianza, la cultura della solidarietà e dell’integrazione, la delegittimazione, che ha interessato tutta l’Europa,  degl’organi  rappresentativi, Parlamenti, partiti, e delle istituzioni, in tutti i livelli di competenza , locale, nazionale e sovranazionale.

Abbiamo di colpo assistito al rilancio di valori che richiamavano ad una cultura di tipo nazionalista improntata su una moralità tradizionale, sull’autoritarismo, sull’insofferenza verso tutte le diversità,  culturali e razziali. Sotto tale profilo l’emergente estremismo di destra, è certamente un prodotto non fortuito, sul piano culturale e politico, del processo in corso di profondo e strutturale trasformazione delle stesse società; Il neonazionalismo etnico della nuova destra debenoista, è considerato da molti studiosi come Pierre André Taguieff e Francesco Germinario un modello di apartheid interno, in cui ad esempio due etnie distinte arrivano a vivere separatamente ma nello stesso territorio; questo approccio definito etnopluralista è concepito come una “realtà” da contrapporre all’astrazione positiva e all’omologazione determinate dalle ideologie egualitarie come il socialismo o il liberalismo.

La stessa composizione sociale dei militanti e degli elettori di queste neonate formazioni tende ad essere rappresentativa dei fenomeni conseguenti di sradicamento, di perdita di senso e di ruolo, di frustrazione e disagio di ampi strati sociali, difatti non casualmente la quota più significativa alla base dei successi elettorali della destra radicale europea, proviene tendenzialmente dagli abitanti delle periferie, dagli operai, dai piccoli commercianti, e dai lavoratori precari. La progressiva crisi del ruolo storico interpretato dai partiti, e dai sindacati di sinistra, ha fortemente contribuito a determinare quel vuoto di rappresentanza, che in parte oggi,  tende ad essere riempito proprio dalle nuove formazione dell’estremismo di destra.

È sul terreno delle spinte xenofobe però, e del proliferare di una cultura etno-nazionalista, ovvero di quegl’impulsi atti a ridisegnare su presunte basi etniche i confini degli Stati europei, rifiutando una società multietnica, che si sostanzia una fondamentale fattore aggregante tra le forme di manifestazione dell’estremismo della destra europea; il pensiero evoliano è incardinato nell’elaborazione del razzismo e dell’antisemitismo fascista, ma non è un progettazione che esula dai principi eugenetici e scientifici, bensì tenta di estendersi ad un razzismo spirituale, in quello che lo stesso Evola identificava come razzismo  “tradizionale” e aveva come base l’idea che l’indagine razziale non dovette limitarsi ai corpi, ma doveva estendersi all’interiorità e alla visione complessiva del mondo.  I riproposti concetti di difesa del “suolo” e del “sangue”, congiunti ad un eventuale minaccia di invasione extracomunitaria, in tutela dell’integrità della propria comunità, della propria cultura,  tradizioni e religione, viste come aggredite dall’integrazione economica e dalla globalizzazione, hanno prodotto nel corso di quest’anni non solo un armamento di parole d’ordini, di miti e simboli, che richiamandosi all’esperienze precedenti, travalicavano gli stessi confini della destra radicale tradizionale, realizzando importanti convergenze strategiche sul piano dell’iniziativa politica.

Il neofascismo nelle forme istituzionalizzate e in quelle clandestine cosi  come le teorie filo-fasciste elaborate dalla Nouvelle Droite , rivelano chiaramente l’evidente manifestazione dei caratteri genetici ereditati dal genus storico, che sfruttando l’acutizzarsi della conflittualità sociale si inseriscono nelle dinamiche politiche e sociali dei paesi di naturale insediamento, cercando di ritagliarsi lo spazio necessario per riaffacciarsi nello scenario elettorale

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