Politica

Il “Manifesto” degli incoerenti

“Chi non ha una morale finge sempre di averla doppia”.

In questa frase di Giuseppe Cavalli, si coglie un po’ quella che è la sintesi del comportamento patologico che affligge e consuma quel poco che rimane dell’etica politica.

Una doppia moralità asfissiante e ripetitiva, che ostenta comportamenti che solcano le  maree  del ridicolo per approdare nel porto dell’anomia più totale; sono stranamente preoccupato per la salute mentale di alcuni dei nostri politici, o aspiranti politici, affetti da questa anomala patologia diffusa, ormai,  in ogni strato della sfera politica, da quella nazionale fino a quella più vicina a noi. E cosi anche noi contestualmente subiamo e accettiamo passivamente questa doppia moralità,  che in un certo senso ci fa comodo, perché è funzionale e di facile utilizzo.

È per questo dunque che rimaniamo inermi dinnanzi ai paradossi?

È un paradosso non tollerare il malaffare e la corruzione, prodigarci in cruente battaglie social/ideali, se poi nella praticità delle cose, nei contesti più vicini a noi, dove realmente possiamo intervenire, rimaniamo inermi,  in attesa forse di coglierne i presunti  vantaggi. Quella doppia moralità che trasforma un’ignara consapevolezza del giusto e sbagliato, nella mera accettazione di cosa è conveniente e cosa non lo è:  dunque  non  ci apparirà giusto affidare la gestione della cosa pubblica al malaffare,  non ci indigneremo dinanzi a palesi manovre clientelari, affidamenti secolari, dispensati a vassalli e valvassori in cambio di un completo e assoluto servaggio, o peggio  ancora,  atti di coercizione politica a danno di chi non si piega a tale modus operandi.

Di questa doppia moralità si nutre la classe politica nostrana, “la società dei magnaccioni calabrese”, che si indigna a sentir parlare di Salvini, che per carità è tutto ciò che la politica non deve essere, ma la moralità decantata e vomitata dall’attuale governo Regionale e dai alcuni personaggi in particolare, è veramente il manifesto dell’incoerenza. Costoro che hanno l’ardire di ergersi a difensori della Calabria, sono le persone che di più hanno lucrato sulle miserie di questa bistrattata terra, dispensando favori e ramificando legami clientelari, saldi e duraturi, che li hanno fatto diventare ciò che sono, imprenditori della politica.

E allora basta con la lotta di classe, basta prodigarsi per gli emarginati e gli esclusi, a costoro interessa esclusivamente la loro personalissima sopravvivenza e sono pronti a tutto per mantenerla duratura e costante, perfino a ricadere in paradossi fuorvianti, meri  tentativi di ridicolizzare l’intelligenza dei calabresi; paradossi che guarda caso si ripresentano, puntualmente in una data ben definita: a ridosso della tornata elettorale.

“Non esiste una moralità pubblica e una moralità privata. La moralità è una sola, perbacco, e vale per tutte le manifestazioni della vita. E chi approfitta della politica per guadagnare poltrone o prebende non è un politico. È un affarista, un disonesto.”

Sandro Pertini

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