Il contributo delle ONG nella lotta al Coronavirus
Medici senza frontiere
I suoi medici e infermieri sono impegnati negli ospedali di Lodi, Codogno, Casalpusterlengo e Sant’Angelo Lodigiano: grazie al loro contributo sono stati riattivati numerosi posti letto, già esistenti ma finora inutilizzati per carenza di personale. La sua squadra è un team di specializzati composto da infettivologi, anestesisti, infermieri e logisti, che sta affiancando medici e infermieri chiamati da altri reparti della struttura e insieme assisteranno i pazienti di coronavirus tuttora ricoverati e bisognosi di cure.
Claudia Lodesani, infettivologa e presidente di Msf: “Negli ospedali del lodigiano abbiamo conosciuto medici e infermieri che da settimane lavorano senza sosta in una situazione di totale eccezionalità. Noi proviamo a dare il nostro contributo al loro grandissimo lavoro, per aiutare ad assistere i pazienti e fronteggiare insieme l’epidemia”
EMERGENCY
L’associazione fondata da Gino Strada ha avviato due nuovi servizi per le fasce più deboli della società: la consegna di beni di prima necessità per soggetti vulnerabili e un lavoro di monitoraggio in dormitori e centri migranti per assicurare il rispetto delle norme anti-contagio. I volontari di Emergency difatti stanno consegnando a domicilio generi di prima necessità agli over 65 e a chi di deve stare in quarantena. Emergency ha inoltre messo a disposizione del Sistema sanitario nazionale le sue competenze di gestione dei malati in caso di epidemie, maturate combattendo Ebola in Sierra Leone nel 2014 e 2015 ed è in attesa di una risposta da parte delle autorità italiane.
“Nel frattempo continuiamo a lavorare nei nostri ambulatori – aggiunge Emergency -, con un protocollo di triage che permette di individuare pazienti con sintomi compatibili con il virus, di informarli e indirizzarli ai servizi competenti in un’ottica di tutela della salute pubblica. Molti nostri pazienti appartengono alle fasce più vulnerabili della popolazione (migranti, senza tetto, rom ) e in questo momento hanno ulteriori difficoltà di accesso ai Servizi del Sistema Sanitario Nazionale. L’informazione è fondamentale per questa fascia di popolazione perché molti di loro non hanno accesso all’informazione basilare sulle norme di prevenzione del contagio predisposte dal ministero della Salute”