Disobbedire, il “vizio” dell’uomo libero
Sempre dalla parte dei disobbedienti. La lezione di Erich Fromm.
Disobbedire non è solo un diritto, ma è anche un dovere, qualora si ritenga particolarmente ingiusta e gravosa una precisa norma di legge; l’azione è svolta pubblicamente in mondo da renderla evidente a tutti.
“La storia dell’uomo è cominciata con un atto di disobbedienza ed è tutt’altro che improbabile che si concluda con un atto di obbedienza. Adamo ed Eva stavano dentro la natura come il feto sta dentro l’utero della madre. Il peccato originale lungi dal corrompere l’uomo, l’ha anzi reso libero; è stato esso l’inizio della sua storia” ; Erich Fromm, ne La disobbedienza come problema psicologico e morale (1963), considerava la capacità di disobbedire dell’uomo come “un vizio”, conseguenza intrinseca dell’aspirazione a sentirsi libero.
Erich Fromm
Secondo Fromm libertà e disobbedienza sono condizioni inseparabili, se si ha paura della libertà, allora non si può avere il coraggio di disobbedire, e se si vuole raggiungere o perlomeno aspirare ad una condizione di libertà effettiva, allora è conseguentemente legittimo e doveroso opporsi ad una legge che lede principi che vanno al di là del misero accordo parlamentare. Lo sviluppo umano nel corso della storia è stato sempre segnato, dalla capacità di disobbedire all’autorità che tentasserodi reprimere nuove idee e aspirazioni.
“Se l’umanità si suiciderà sarà perché si obbedirà alle arcaiche passioni della paura, dell’odio, della brama di possesso; perché si obbedirà agli obsoleti cliché della sovranità statale e dell’onore nazionale”, la paura ultima di un mondo coalizzato sul progetto di avversare la capacità di disobbedire, che terrorizzava il filosofo di Francoforte circa 50 anni fa, è un timore paradossalmente attuale, in un mondo che trapela pericolosi segnali antidemocratici e di instabilità sociale e politica, risolti purtroppo, secondo la passiva accettazione di una cultura violenta e repressiva.