Dalla Grande Recessione alla Pandemia
Di Adolfo Villani
Sono trascorsi circa 14 anni da quando lo scoppio negli USA della bolla immobiliare legata ai mutui subprime fu causa – a partire dalla estate del 2007 – del susseguirsi di terremoti finanziari che portarono alla Grande Recessione del 2008/2009. Una crisi quasi globale dalle dimensioni comunque imponenti. La Cina nel 2009, mentre l’Occidente era in piena recessione, registrò una crescita del PIL del 9% e contribuì ad evitare il crollo definitivo del sistema finanziario ed economico internazionale. Svanirono così le illusioni, coltivate nei trent’anni del ciclo neoliberista, sulla infallibilità di un mercato regolato non più dagli Stati nazionali ma da una finanza globalizzata dotata del potere di stampare moneta dal nulla in quantità quasi illimitata. Se osserviamo gli effetti che quegli eventi hanno avuto sulla società e sui sistemi politici occidentali, sembra sia trascorso un tempo molto più lungo. Cominciano a delinearsi nettamente i connotati della nuova fase del processo di globalizzazione modellata dagli Stati e dalle Banche Centrali che hanno ripreso il controllo della finanza e del ciclo economico. I cambiamenti di portata epocale sono molto evidenti ovunque ed anche in Europa, che pure contrastò male e troppo lentamente gli effetti della recessione di inizio secolo.
Negli Stati Uniti, dopo l’iniziale errore del fallimento di Lehman Brothers, la reazione fu consistente e si manifestò prima con l’intervento congiunto dello Stato federale e della Federal Reserve volto al salvataggio del sistema bancario, cui seguì, con la vittoria di Obama, una politica fiscale che, pur se non pienamente adeguata allo shock subito, riportò in breve tempo il Paese sul terreno di una crescita accettabile. In Europa, invece, l’intervento non solo fu limitato al salvataggio del sistema bancario ma fu anche frammentato. Ciascun paese intervenne per conto proprio senza poter contare sull’effetto calmierante sui tassi di interesse che fu invece garantito negli USA dagli acquisti di titoli sul mercato secondario da parte della FED e dalla provvista federale delle risorse necessarie. La conseguenza dell’accoppiata tra politica dell’austerità e rigore finanziario determinò la crisi del debito sovrano, prima in Grecia, poi in Italia, fino ad estendersi a tutta l’Europa, che precipitò nuovamente in recessione mentre nel resto del mondo proseguiva una crescita sia pure contenuta. Il malessere sociale che ne scaturì alimentò rivolte sociali ed una ondata populista e nazionalista di dimensioni preoccupanti.
Solo con l’arrivo di Draghi nel 2012 e la sua famosa affermazione – “la BCE è pronta a fare tutto il necessario per preservare l’Euro e vi garantisco che sarà abbastanza” – si avviò una azione volta a salvare l’Euro e l’Europa che, tuttavia, dovette attendere l’inizio del 2015 per poter contare anche su quella espansione della politica monetaria, basata su un massiccio acquisto di titoli sul mercato secondario, cominciata 5 anni prima negli Stati Uniti. Come è noto l’arrivo della pandemia nel marzo 2020 ha provocato un nuovo crollo dell’economia globale peggiore di quello causato dalla Grande Recessione. Infatti, per la prima volta dai tempi della Seconda Guerra mondiale, il PIL globale ha chiuso un anno con il segno meno, nonostante l’origine non economia della crisi e la risposta, questa volta immediata, degli Stati e delle Banche Centrali abbiano prodotto quell’andamento a V dei mercati caratterizzato da una ripresa altrettanto rapida e violenta quanto la caduta.