Politica

Coronavirus: “cari politici avete distrutto la sanità e ora ci mandate in guerra”

Pubblichiamo la lettera di un giovane medico il dott. Giorgio Calabrese:

“Cari politici tutti senza distinzioni di partito o colore politico sono un giovane medico, uno dei tanti che si sente inerme davanti a tutto quello che sta accadendo nel nostro Paese! Uno dei tanti che ora vorrebbe poter avere maggiori competenze per poter dare una mano ai colleghi della Lombardia, uno dei tanti che vorrebbe sentirsi più utile!

Noi medici non specialisti, facciamo tutti la nostra parte sul territorio, chi come medico di continuità assistenziale, chi come sostituto di medici di medicina generale, chi nei pronto soccorsi o nelle case di riposo. Nel nostro lavoro spesso ci troviamo a gestire situazioni non facili, prendendo decisioni che non siamo ancora pronti a prendere.

Siamo formati a metà, come a metà sono formati i circa 10.000 medici abilitati d’ufficio, che credete vi possano salvare dai vostri errori, buttandoli in trincea in questa guerra, come carne da macello. Negli anni avete commesso numerosi errori e continuate ancora a commetterne, nonostante la realtà sia ora sotto gli occhi di ogni persona. Avete impoverito la sanità come se fosse un qualcosa di superfluo, di non necessario, di secondario, rimandando di anno in anno un problema che avreste già dovuto risolvere, pensando prima ai vostri interessi politici ed economici.

E ora cosa fate? Pregate in ginocchio i medici specialisti affinché vadano in Lombardia per evitare una catastrofe già in corso, chiedete ai medici in pensione di andarsi a suicidare per i vostri errori, chiedete ai medici cinesi di accorrere in nostro aiuto.

Quello che state facendo è cercare solo di mettere una toppa su una falla creata in anni ed anni di politiche sciagurate, proponete contratti indegni, in libera professione e senza alcuna tutela. Ci state chiedendo in sostanza di sacrificare la nostra vita per quella altrui, perché sì, anche noi ci ammaliamo e moriamo come tutti, però per noi non ci sono garanzie.

Volete l’aiuto di specialisti che non esistono, perché vi siete ostinatamente rifiutati di formarli, nonostante siano anni che vi poniamo davanti al problema. Gli anestesisti rianimatori, gli pneumologi, gli igienisti, gli infettivologi, che tanto disperatamente cercate, non ci sono! E se ci sono, si trovano all’estero e non torneranno perché li avete pugnalati alle spalle, svilendoli e privandoli di ogni dignità! Avete solo saputo tagliare e risparmiare sulla sanità, risparmiare sui posti letto, sugli stipendi di medici e infermieri, che ora tutti improvvisamente chiamate eroi, risparmiare sulla salute delle persone! Ci avete messi nelle condizioni di lavorare come bestie, nel precariato, senza protezioni, con turni di lavoro massacranti, senza gratificazioni, facendoci sentire pedine sacrificabili e spingendoci ad odiare un Paese ed un lavoro che, in realtà, amiamo e sempre ameremo!

Non siamo eroi ma vogliamo curare le persone con il massimo dei mezzi e delle risorse che si possano avere, non arrangiandoci continuamente, mettendo a rischio noi stessi e soprattutto i nostri pazienti! Vogliamo che, finita questa tragedia, vi mettiate una mano sulla coscienza e mettiate la sanità al primo posto, dove merita sempre di stare! Vogliamo essere messi nelle condizioni di non dover fuggire all’estero per poter lavorare con dignità. Vogliamo uno stato in cui un medico possa avere la possibilità di completare la sua formazione e non venga lasciato “mutilato” solo per poterlo pagare meno. Vogliamo uno stato in cui un ricercatore non guadagni 1000 euro al mese con contratti ridicoli. Vogliamo una sanità equa e funzionale su tutto il territorio nazionale, dove chi si cura al sud possa avere lo stesso trattamento di chi lo fa al nord! Vogliamo uno stato serio, che dimostri di avere a cuore ciò che è davvero importante, ora più che mai!

A tutti i cittadini italiani chiedo di non chiamarci eroi e di non dedicarci applausi dai balconi! Chiedo solo di ricordarvi di questi giorni difficili perché quello che facciamo in questi giorni è quello che facciamo sempre! Siamo umani come voi e come voi possiamo sbagliare, spesso perché costretti a lavorare in condizioni pessime e con pochi strumenti.

Non applauditeci ora, ma rispettate sempre il nostro lavoro. L’efficienza della sanità la dovete pretendere da chi votate e non dagli operatori sanitari che sputate, picchiate e denunciate quando le cose non vanno come vorreste!

Se un vostro parente viene lasciato ore o anche giorni in pronto soccorso su una barella prima di poter essere ricoverato non è colpa del medico o dell’infermiere, sappiatelo! Se un medico commette qualche errore è possibile che sia stanco, perché non ci sono colleghi a sufficienza per dargli il cambio e permettergli di riposare!

Quindi lottate insieme a noi, e non contro di noi, quando tutto questo sarà finito, per pretendere una sanità veramente efficiente e funzionale. Per pretendere medici e infermieri riposati e non frustrati, che possano dedicarsi a voi al 100% delle loro possibilità! Fateci specializzare… Aiutateci ad aiutarvi!»

È importante rammentare la storia del nostro Sistema Sanitario, la sua nascita e la sua evoluzione fino all’inizio del decadimento. Il nostro Sistema Sanitario è stato il più importante ambito di sperimentazione del federalismo, i cui risultati, ahimè disastrosi, sono oggi evidenti.

Nel 1978, quando viene istituito il Servizio Sanitario Nazionale, i principi su cui si basa sono ispirati a criteri di universalità dei destinatari e garanzia delle cure, ossia il sistema garantisce le prestazioni a tutta la popolazione nei diversi ambiti e nelle diverse forme. Il perseguimento di questi obiettivi è affidato a tre livelli istituzionali nei quali è articolato il sistema: il livello centrale, con governo e ministero della sanità; il livello regionale, composto da regioni e provincie autonome; e i comuni che gestiscono direttamente i servizi sanitari tramite le Unità Sanitarie Locali.

Il finanziamento veniva garantito dall’istituzione del Fondo Sanitario Nazionale, alimentato dalla tassazione dei cittadini con le imposte generali e i contributi sociali e ripartito tra le Regioni per costituire il Fondo Sanitario Regionale, le Regioni poi a loro volta finanziavano le USL. In questo sistema, il finanziamento degli ospedali pubblici veniva effettuato sulla base della spesa sostenuta, mentre il finanziamento degli ospedali convenzionati era stabilito in base alle giornate di degenza ospedaliera.

Questo sistema quindi, da un lato incentivava l’aumento della spesa, perché riceveva di più chi spendeva di più, dall’altro induceva l’allungamento della durata della degenza nel caso dei ricoveri. Inoltre la separazione tra le responsabilità del finanziamento, di competenza dello Stato, e la responsabilità della spesa, spettante alle amministrazioni regionali e locali, ha contribuito ad aumentare il deficit economico in rapida crescita negli anni ’80. Era necessario, pertanto, ogni anno ripianare i bilanci e assegnare periodicamente ulteriori fondi per coprire i deficit accumulati.

Ecco, è da qui che inizia l’involuzione del nostro Sistema Sanitario, un modello assolutamente perfetto che si contrappone a tantissimi altri modelli, come quello individualistico degli Stati Uniti, che non offre un servizio sanitario obbligatorio, la cui caratteristica principale è la possibilità di scelta concessa al cittadino rispetto al luogo di cura e a quale livello qualitativo affidarsi, tenendo conto delle proprie disponibilità economiche e secondo criteri individuali.

Con gli anni, piuttosto che sradicare clientelismo e corruzione si sono spostati i poteri verso l’alto anziché verso il basso, perché “il privato è più efficace ed efficiente del pubblico”. Le strutture sanitarie private quindi diventavano un pilastro del nostro Sistema Sanitario e non più accessorie e supplementari.
Una disonorevole e perfetta fusione tra sistema politico ed interessi privati.

Quando tutto questo sarà finito non facciamo l’errore di dimenticare come si fa come con un brutto sogno. Dobbiamo ripartire responsabili e consapevoli, dobbiamo opporci alla privatizzazione del sistema sanitario e procedere verso una sua riappropriazione sociale. Non ricordiamoci della situazione in cui versa la Sanità solo quando siamo in emergenza.

 

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