Coronavirua: sarà una lunga battaglia
Di MD
La famiglia dei Coronavirus (Coronaviridae) identifica un genere di virus a RNA compatto a singolo filamento, i quali si caratterizzano con proiezioni glicoproteiche superficiali disposte per l’appunto a corona lungo l’involucro (da cui prendono il nome). Sono causa prevalente di infezioni respiratorie e intestinali, ma responsabili anche di alcuni fenomeni influenzali sporadici. La loro scoperta risale agli anni ’60 circa ma nonostante ciò, ancora ad oggi non esistono vaccini o farmaci validi per la prevenzione o per la cura delle patologie da essi indotte.
La trasmissione tra umani avviene prevalentemente attraverso goccioline respiratorie (droplet) emesse mediante tosse o starnuti. Non è del tutto chiaro se sia possibile infettarsi anche mediante il contatto con superfici dove sia presente il virus.
Nel corso della storia sono state diverse le infezioni gravi causate da questa famiglia di virus, tra cui le ultime in ordine temporale sono la Severe Acute Respiratory Syndrome (SARS) e la Sindromerespiratoria mediorientale da Coronavirus (MERS). L’ultima che invece sta falcidiando la popolazione mondiale in questi giorni è la Severe Acute Respiratory Syndrome Coronavirus-2 (SARS-CoV-2): conosciuto in seguito alla segnalazione di un gruppo di gravi casi di polmonite sul finire del 2019 a Wuhan, città della provincia cinese di Hubei, identificato nel mese di Gennaio, il virus ha avuto una rapida diffusione all’interno del territorio cinese, per poi estendersi rapidamente in Europa, facendo capolinea dapprima in Italia, per poi proseguire la sua propagazione nel resto d’Europa e nel mondo, tanto che la OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità, ha certificato il suo status di PANDEMIA, vale a dire una malattia che si estende rapidamente in più aree geografiche coinvolgendo un elevato numero di persone.
Come accennato in precedenza i sintomi più comuni sono di tipo influenzale, che però nei casi più gravi, in particolar modo negli anziani o in persone con particolari condizioni di salute, portano alla comparsa di gravi forme di polmonite, che possono condurre alla morte del paziente. Ad oggi purtroppo nessuno è immune, anche se i bambini sembrerebbero essere meno colpiti dalla malattia.
L’intera comunità medica e scientifica è a lavoro per cercare una potenziale cura e soprattutto per sviluppare un vaccino in tempi rapidi ma non è un lavoro facile! Di fronte abbiamo un avversario del quale si conosce pochissimo e per il quale non abbiamo nessuna forma di difesa se non quella di prevenire il contagio. Nonostante tutto comunque i numeri sono dalla nostra, infatti stando a quanto riportato sulle maggiori testate giornalistiche siamo in linea con le previsioni matematiche per quanto riguarda i numeri del contagio, ad indicare come gli sforzi fatti dal personale medico in corsia, ma soprattutto quelli che sta facendo il popolo italiano nella lotta al contagio, stanno iniziando a dare i loro frutti (almeno per il momento), e in questo clima di cauto ottimismo risuonano come una ulteriore vittoria le notizie su una promettente cura all’infezione fornita dal Tocilizumab, un anticorpo monoclonale usato generalmente nella cura dell’artrite reumatoide, che in questo caso viene utilizzato in modo off-label, cioè al di fuori delle normali indicazioni terapeutiche approvate, che sembrerebbe essere in grado di migliorare il quadro clinico del paziente già 24 ore dopo l’infusione. Resta ancora lunga la strada da percorrere per arrivare a una cura vera e propria, così come sarà lungo e dispendioso il percorso che porterà alla sua produzione su larga scala, ma visti i progressi ottenuti in così poco tempo, non possiamo che aspettarci il meglio. Discorso differente è quello per il vaccino, il quale sicuramente richiederà molto più tempo per la preparazione, ovvero la ricerca della componente virale che possa essere sfruttata per attivare il nostro sistema immunitario, e la successiva immissione sul mercato: una sfida interessante alla quale il mondo scientifico sta già rispondendo nel migliore dei modi, con numerosi laboratori sparsi nel mondo che lavorano giorno e notte allo studio delle possibili soluzioni.
Noi nel nostro piccolo possiamo comunque dare un grosso contributo a tutto il personale medico impegnato in prima linea nei reparti ospedalieri seguendo la via indicata dal governo che ci impone di restare a casa ed uscire solo se strettamente necessario, limitare i contatti con le persone, comunicare tempestivamente ai numeri utili, senza recarci nei pronto soccorso, possibili nuovi contagi: poche, piccole e semplici azioni che possono renderci protagonisti nella cura a questa grave pandemia o non un “mezzo di trasporto” per il virus!