Calabria2020: La vittoria del centrodestra e la dispersione “degl’altri”
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Calabria2020: La vittoria del centrodestra e la dispersione “degl’altri”

Netta e schiacciante la vittoria del centrodestra in Calabria, che ha sancito l’elezione della prima governatrice donna della nostra Regione.

Come già in tanti hanno scritto e sottolineato, il dato più rilevante è il perdurante astensionismo; sono già dieci anni che più della metà dei calabresi non vota;  questo fattore estremamente complesso va ricercato, non solo nella fugace distribuzione di responsabilità, ma principalmente nelle prospettiva socio-culturale della nostra terra. Fino a quando il particolarismo degl’interessi illuderà le coscienze, la consapevolezza dell’enorme potenzialità collettiva verrà sempre soffocata da potere e denaro.

La  complessità del problema inerente all’astensionismo merita uno studio più approfondito e ci ritorneremo nuovamente; ora tentiamo di analizzare brevemente la situazioni dei partiti e dell’associazionismo che ha partecipato a questa tornata elettorale, esulando ovviamente dalle personali preferenze.

Dal punto di vista partitico la coalizione di  centrodestra è parsa il più consapevolizzata, riuscendo a ricucire tutte le frizioni interne e mostrando lucidità anche in campagna elettorale, nonostante alcune clamorose disattenzioni. In ogni caso, determinate personalità sanno bene come si interpretano alcune campagne elettorali, come si mostrano i “muscoli”per intenderci, inutile dunque commentare metodi e strategie che tutti i calabresi conoscono e a quanto pare gradiscono.

Il primo assist al centrodestra è arrivato dai cosiddetti transfughi, personalità bramosamente attaccate alla poltrona che fanno del trasformismo una vocazione. Per quanto riguarda i singoli partiti, i nomi che hanno fatto la differenza appartengono alla categoria del grande notabilato, per essere chiari personalità  già note all’opinione pubblica rilevanti e con un certo potere, alcuni ce l’hanno fatta altri sono stati clamorosamente cannati ; in poche parole nulla di nuovo o di entusiasmante, fatta eccezioni  per qualcuno a trazione moderata .

Il centrosinistra invece, tralasciando la figura del buon Pippo Callipo che onestamente reputo un ottimo rappresentate di una Calabria diversa, è vittima di una sconfitta che affonda le radici nel suo percorso storico,  specie in Calabria. Questo è un discorso molto più complesso che meriterebbe più di qualche rigo, ma presto  ci ritorneremo.

Iniziamo  però da quel che è un dato storicamente rilevante,  una sindrome patologica che colpisce costantemente il centrosinistra; il divisionismo. Più che un dato è un’attitudine maturata dalla propensione peccaminosa della natura dell’uomo a vivere nel continuo egoismo individualista, a porre in essere interessi personali e strategici, svuotando ciò che è la rappresentazione politica  dell’associazionismo, il partito. Le “filiere di correnti” che si sono create all’interno dei partiti hanno destrutturato e depotenziato l’organigramma collettivo e personalizzato scopi e obiettivi.

Tutto ciò si riflette in ogni dimensione della sfera politica, anche a livello locale le anime sono disunite e soprattutto incapaci di realizzare progetti comuni,  rinchiusi in antichi retaggi personali, subalterni a pregiudizi  classisti, inidonei a costruire un percorso innovativo e giovane.

Per quanto riguarda gl’altri due candidati che non hanno raggiunto il quorum, beh cosa dire.

Tansi, credeva forse di partecipare ad un’elezione provinciale, considerando che a preso voti solo in una provincia, la sua candidatura è percepita come un test personale, un atto per mettere in gioco la sua persona, cimentandosi in una battaglia individualista,ma senza un progetto politico definito. Un’egoistica campagna elettorale che non ha tenuto minimamente in considerazione i suoi candidati.

Il peggiore, infine, è il M5S. La domanda è molto semplice: come può un partito o movimento, che dispone di diciotto parlamentari calabresi, non raggiungere il quorum? Ma soprattutto come può competere per raggiungere un risultato cosi deprimente?.

La responsabilità è anche qui nel becero  individualismo dei suoi rappresentati istituzionali, che tra invidie, ripicche e discutibili amicizie trasversali, hanno logorato quel che rimane del movimento. In poche parole questi diciotto deputati e senatori, non hanno fatto nulla per la Calabria, incapaci di radicarsi sul territorio hanno solamente riscaldato la poltrona; fallimentari.

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