Autismo…dall’altra parte del mondo reale
Il 2 aprile di ogni anno è la Giornata mondiale della consapevolezza dell’Autismo, giornata proposta dalla risoluzione 62/139 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, approvata il 1º novembre 2007 e adottata il 18 dicembre 2007.
Il simbolo della giornata è il colore blu, il blu che fa da sfondo a tutte le iniziative in Italia e nel mondo; i monumenti principali di paesi e città di tutto il mondo s’illuminano di blu. La scelta del blu, perché rappresenta il colore che risveglia il senso di sicurezza e di conoscenza. Il bisogno di conoscere è importante, perché intorno a questa patologia, gravitano attualmente una sequela di preconcetti ed equivoci, che impediscono un’effettiva comprensione delle difficoltà. Ciò nonostante è la disabilità più frequente al mondo.
Il termine autismo deriva dal greco autos che significa se stesso e da ism che significa stato, quindi, stato di chiusura in se stessi, e fu utilizzato per la prima volta nel 1911 da Bleuler per indicare malati schizofrenici caratterizzati da una mancanza, un isolamento dalla vita reale. Nel 1943 Kanner la definì una sindrome patologica infantile precoce. Sono state molte le teorie che, nel tempo, hanno cercato di spiegare questa patologia, ma è solo in quest’ultimo ventennio che le ipotesi sono supportate da dati sperimentali.
La persona affetta da autismo è sana fisicamente, il suo sviluppo fisico è nella norma, i deficit sono a livello comportamentale. La persona con lo spettro autistico presenta incapacità nello stabilire relazioni sociali e/o emotive con gli altri; incapacità nel comunicare idee e sentimenti, il linguaggio è assente o ritardato e laddove è presente, è spesso anomalo; attività e interessi ristretti, ripetitivi e stereotipati.
Le cause dell’autismo non sono ancora del tutto chiare, o per lo meno non esiste una singola causa, quella più considerata, è di pertinenza biologica, che racchiude le alterazioni genetiche, i disturbi e i deficit neurologici e le alterazioni a livello biochimico.
La ricerca prosegue su vari fronti, per scoprire le reali cause, eventuali cure, perché ad oggi non c’è una cura in assoluto, diversamente per la maggior parte di altre patologie; ci sono vari trattamenti, anche perché ogni persona affetta dallo spettro autistico è unica e di conseguenza ogni trattamento deve essere pensato in relazione ai bisogni individuali dell’autistico e della sua famiglia. Curare l’autismo non è qualcosa di semplice. Curare l’autismo significa prendere a cuore la persona che ne è affetta e darle la possibilità di vivere la sua vita nel miglior modo possibile, cercando di sviluppare a pieno le sue potenzialità, tenendo conto della sua famiglia e del suo valore all’interno della vita del proprio familiare. Famiglie che lottando ogni giorno e che riescono a raggiungere insieme al proprio familiare dei piccoli traguardi e obiettivi.
Sebbene l’autismo non abbia ancora una cura specifica, bisogna sottolineare che una diagnosi precoce, seguita da un opportuno e immediato accesso ai trattamenti, può portare ad un migliore sviluppo dei comportamenti, delle interazioni sociali e delle abilità motorie e comunicative della persona affetta dalla sindrome. Fondamentale, inoltre, il sostegno alle famiglie, le famiglie sono una potenziale risorsa, non vanno lasciate sole, le famiglie hanno particolarmente bisogno di aiuto, sia sotto forma di supporto affettivo, per affrontare gli eventi stressanti, sia sociale ben definito, ampio e condiviso, ottenendo appoggio dalla comunità, ma anche a livello informativo riguardo al disturbo e a relativi trattamenti e prognosi.
a cura Psicologa dott.ssa Teresa Iorio