Libertà per Mimmo Lucano, colpevole di aver saziato la dignità degli oppressi
Cultura e Società

Libertà per Mimmo Lucano, colpevole di aver saziato la dignità degli oppressi

Sentite: se fosse che il diritto, la giustizia, la morale richiedessero e consacrassero l’oppressione e l’infelicità, sia pure di un solo essere umano, io vi direi subito che diritto, giustizia, morale non sono che menzogne, armi infami forgiate a difesa dei privilegiati; e tali esse sono infatti quando si intendono come voi l’intendete.

Diritto, giustizia, e morale debbono tendere al massimo bene possibile di tutti, o altrimenti sono sinonimi di prepotenza e giustizia.”

Questo breve pensiero è tratto dall’opera dei uno dei padri del socialismo, Errico Malatesta Al Caffè, dove l’autore discute indirettamente con un eminente magistrato; personalmente consiglio un’approfondita lettura dell’intero brano per cogliere a pieno l’intenzione dell’autore, intrisa di una brillante attualità. Ad esempio la vicenda di Mimmo Lucano e la clamorosa ingiustizia subita, se poniamo in essere quanto detto dal Malatesta può essere analizzata sotto due distinti profili.

Il primo inerente alla chiara e punitiva condanna, 13 anni. Oggi è il compleanno di Stefano Cucchi, torturato e ucciso da due carabinieri che sono stati condannati dalla Corte d’assise di Roma a 13 anni per omicidio preterintenzionale. Lo stesso numero di anni Mimmo Lucano che fino a prova contraria non ha ucciso nessuno. Ma in l’Italia ci si può aspettare di tutto, anche di trattare con la mafia senza compiere alcun reato.

In questo caso il diritto e la morale, hanno consacrato l’oppressione di un solo uomo, Mimmo Lucano, trattato alla stregua di un criminale e giudicato da un Tribunale che ricorda quello del primo periodo post unitario, dove l’ordine e il militarismo, punivano ogni forma di dissenso politico, denigrando e chiamando criminali e assassini chi si batteva in difesa degli ultimi e degli oppressi.

Così il Tribunale “monarchico” di Locri ha giudicato il Brigante Lucano colpevole di aver saziato la dignità degli ultimi.

Il secondo profilo su cui bisogna far attenzione, è la concettualizzazione di ciò che si intenda con “Diritto, giustizia, e morale debbono tendere al massimo bene possibile di tutti, o altrimenti sono sinonimi di prepotenza e ingiustizia.”

Dunque in questa precisa fattispecie, chi ha fatto il possibile per garantire che tali principi tendano al massimo bene e alla realizzazione della felicità di tutti!?

La solidarietà “non ordinaria” di Mimmo Lucano che ha creato una realtà ammirata in tutto il mondo, o il Tribunale “monarchico” di Locri e la sua paradossale sentenza?

 

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